La riflessologia è una scienza antichissima che parte dal principio che ogni malattia, o comunque ogni causa, che provoca dolore all’organismo si può manifestare per traslazione in una zona del corpo anche distante anatomicamente dal punto in cui l’anomalia ha avuto origine.
Le sue origini vanno ricercate in epoche remote, già da migliaia di anni la riflessologia veniva praticata, dagli Sciamani soprattutto in Estremo Oriente. La maggior parte delle ricerche portano alla conclusione che la riflessologia abbia avuto origine in Oriente nello stesso periodo in cui veniva scoperta l’Agopuntura. Come attestano gli studi effettuati, in Cina ed in India circa 5000 anni fa si era a conoscenza di come fosse possibile agire sugli organi interni attraverso i piedi.

Una prima connessione tra riflessologia e Agopuntura è stata sostenuta da dott. Franz Wagner (Reflex Zone Massage) il quale riteneva che i principi dell’agopressione erano connessi con quelli delle zone riflesse, ed infatti la riflessologia si basa sulla manipolazione dei tessuti utilizzando i meridiani dell’agopuntura. I cinesi rispetto agli occidentali sono stati storicamente i precursori nel comprendere il funzionamento olistico dell’organismo umano e le sue relazioni con l’ambiente esterno, ed essi erano altresì consapevoli dell’’importanza dei piedi nella cura delle malattie. Quando in Cina questa tecnica venne utilizzata per la cura del malato, il terapeuta che l’ applicava posizionava degli aghi in determinate zone del corpo ed esercitava la terapia attraverso profonde pressioni eseguite su entrambe le piante dei piedi, lungo i margini interno ed esterno ed applicando anche una profonda pressione sull’alluce. Il dott. Wang Wei per convogliare una maggiore energia attraverso il corpo unì all ‘utilizzo degli aghi la manipolazione ai piedi, ritenendo che le due tecniche si completassero vicendevolmente in quanto basate su principi simili.

L’origine della riflessologia va ricercata anche in altre antiche culture che praticavano il massaggio del piede come forma di terapia alternativa. Il più antico documento che descrive tale pratica è un pittogramma scoperto in Egitto a Saqqara, nella tomba del medico Ankmahor, datato fra il 2500-2330 a.C. e rappresentante due uomini di pelle scura che massaggiano due uomini di pelle chiara. Altre ricerche sostengono che la terapia delle zone riflesse del piede fosse stata tramandata agli Indiani d’America dagli Incas. Una prima collocazione scientifica la reflessologia la trova intorno al 1834 quando lo svedese Pehr Henrik Ling notò che alcuni dolori provenienti da determinati organi si riflettevano in zone cutanee molto lontane dagli stessi. Negli anni successivi taluni studiosi diedero attuazione pratica anche alle ricerche fatte dal neurologo inglese Henry Head in merito alla scoperta di zone riflesse che avevano una funzione anestetica. Successivamente, tra il 1890 e l’inizio del 1900, anche alcuni medici tedeschi iniziarono a interrogarsi sull’atto fisiologico del riflesso. Essi cominciarono ad affrontare il trattamento della malattia tramite il massaggio e svilupparono delle tecniche che divennero conosciute come “massaggio riflesso”.

Senz’alcun dubbio colui il quale ha gettato le basi della moderna riflessologia è stato il dott. William H. Fitzgerald, nato nel Connecticut (Stati Uniti) nel 1872. Il dott. Fitzgerald si laureò in medicina alI ‘Università del Vermont e lavorò due anni e mezzo presso l’ospedale di Boston, facendo pratica anche a Vienna e Londra con il Professore Otto Chiari. Molto probabilmente quando esercitò a Vienna venne a conoscenza del lavoro del dott. H. Bressler, il quale sperimentava la possibilità di curare gli organi con i punti di pressione. Il dott. Fitzgerald fece per la prima volta alcune osservazioni e scoperte su certi effetti, soprattutto analgesici, ottenuti esercitando delle pressioni in determinati punti del piede, effetti che potevano sostituire la cocaina che allora era usata come anestetico. Ad incuriosirlo fu il fatto che alcuni suoi pazienti, con le medesime patologie, in seguito a piccoli interventi chirurgici, non avvertivano lo stesso tipo di dolore, infatti alcuni ne provavano molto meno di altri. Dopo varie ricerche scoprì che costoro provavano minor dolore perché, in quel preciso momento, applicavano involontariamente una pressione su alcune zone del loro corpo, pressione che comportava un effetto anestetico.

Nel periodo in cui lavorò presso l’ospedale di Hartford nel Connecticut, continuò le sue ricerche e sperimentazioni ed, insieme ai suoi collaboratori, scoprì che se la pressione veniva esercitata sulle dita, si creava un effetto anestetizzante alla mano, al braccio e alle spalle, fino alla mandibola, alla faccia, all’orecchio e al naso. Effettuò, poi, la pressione usando una stretta benda elastica alla sezione mediana di ogni dito della mano oppure una piccola pinza, che posizionava sulla punta delle dita. Usando solo questa tecnica della pressione, riuscì ad eseguire dei piccoli interventi chirurgici. Seguirono altre e successive sperimentazioni sia negli Stati Uniti che in Europa e con il passare degli anni la teoria del dott. William H.Fitzgerald si arricchì di sempre nuove conferme. In seguito ne codificò le prime corrispondenze di carattere anatomico indicando dove la pressione esercitata in varie e determinate parti del corpo avrebbe avuto il suo effetto. Approfondendo sempre più questo studio, iniziò a prendere corpo una “mappa delle zone riflesse” che suddivideva il corpo, dalla testa ai piedi, in dieci sezioni longitudinali. Il dott. Fitzgerald ed il suo collega Edwin Bower furono talmente entusiasti delle loro scoperte che cercarono le migliori e più opportune argomentazioni su tale pratica per convincere i colleghi della validità della loro teoria.

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